Conoscere le caratteristiche e l’origine dei tessuti è un viaggio affascinante che ci porta spesso lontano nel tempo e nello spazio, in luoghi ed epoche che - ad anni di distanza - condizionano ancora il nostro presente. È il caso del tessuto ottoman: antico eppure modernissimo, è tuttora impiegato per capi d’abbigliamento e confezioni di alta gamma. Scopriamone insieme storia e qualità distintive.
Origini storiche del tessuto ottoman
Il tessuto ottoman prende il nome dall’impero Ottomano - che corrispondeva all’attuale Turchia - fondato da Osman I. Qui, tra il XV e il XVI secolo, si sviluppa una fiorente produzione tessile: le manifatture di Bursa e Istanbul realizzano sete di lusso, velluti e tessuti operati per la corte, le élite cittadine e per i mercati europei e asiatici.
Il tessuto ottoman, con la sua peculiare struttura a coste e i tipici motivi decorativi, si afferma come una delle forme più sofisticate dell’artigianato turco e, insieme alla ceramica, e all’arte pittorica costituisce ancora oggi materia di studio e collezione in tutto il mondo (basti pensare che uno dei più antichi frammenti di tessuto ottoman è conservato al celebre V&A Museum di Londra).
Caratteristiche principali
Come anticipato, l’ottoman è un tessuto di medio peso che rientra nella categoria dei cannellati o con cordoncino. La sua caratteristica principale risiede proprio nelle coste, dette cannette, molto pronunciate e presenti per tutta la larghezza del tessuto. Le coste sono come delle righe in rilievo, derivate da fili più grossi in trama (per i tessuti) o da particolari schemi di maglia (per i jersey ottoman). Possono essere di spessori diversi e anche lo spazio tra loro può variare, da 3 fino a 10 per centimetro.
Per chi non lo conosce bene, è facile scambiarlo con il velluto a coste, ma si tratta di due cose diverse. L’ottoman infatti ha una superficie a cordoncino liscia, formata solo dall’intreccio dei fili. Il velluto invece è un tessuto a pelo, le cui coste sono fatte di piccoli cordoni di velluto tagliato, con canali tra una costa e l’altra. Anche l’effetto al tatto e le caratteristiche sono differenti: mentre l’ottoman ha una mano tendenzialmente ferma e strutturata che lo rende adatto ad abiti formali o alla tappezzeria, il velluto è più morbido e “caldo”, perfetto per capi più casual.
Con cosa è realizzato il tessuto ottoman: i materiali
Storicamente, il tessuto ottoman era prodotto in lana, seta e filati misti di seta e cotone, per abiti di lusso o di uso cerimoniale. Nelle lavorazioni più pregiate, erano inclusi anche fili metallici, che donavano lucentezza e impreziosivano il prodotto finale.
Oggi può essere realizzato con diverse fibre:
- cotone, soprattutto per l’abbigliamento quotidiano;
- poliestere e altre fibre sintetiche, che aumentano resistenza e stabilità, riducendo le possibili deformazioni del tessuto;
- miste (cotone e poliestere o poliestere e viscosa), che combinano comfort e durata;
- seta e altre fibre pregiate per indumenti di rappresentanza o da sera.
Dal tipo di filati e dalla loro combinazione dipende anche l’aspetto finale del tessuto, che può essere più lucido o opaco, sostenuto o morbido.
La lavorazione del tessuto ottoman: processi, telai, motivi e tintura
L’ottoman può essere ottenuto in due modi: per tessitura (intreccio), un processo che si basa su un’armatura di tela a coste trasversali marcate, spesso classificata come “warp rib” o “filling-rib weave”; oppure a maglia, con coste trasversali ricavate modulando i punti su macchine double jersey (questo tipo è infatti anche conosciuto anche come “ottoman rib knit” o “ottoman jersey”).
Come il filato, anche la lavorazione influisce sulla resa finale. Nel primo caso avremo infatti un tessuto più “rigido” perfetto per abiti strutturati, tende e tappezzeria che non temono sgualciture, mentre nel secondo potremo contare su maggiore elasticità e comfort, ideale per maglieria e capispalla leggeri.
Negli antichi laboratori dell’impero Ottomano, i tessuti erano prodotti su telai manuali complessi, spesso a più orditi, adatti a disegni ricchi e articolati. Oggi invece la maggior parte è realizzata grazie a telai meccanici. Anche l’ottoman a maglia è prodotto su macchine da maglieria con punti specifici che creano le coste trasversali.
Motivi, disegni e ricami
La cannette, più o meno fitte, e il tipo di materiale contribuiscono all’aspetto prezioso del tessuto, che si presta anche ad essere ulteriormente decorato. Può essere infatti tinto in filo per creare righe o motivi geometrici durante la lavorazione, oppure stampato dopo la tessitura - oggi quasi sempre con stampa digitale - con fantasie più complesse o effetti sfumati.
Un’altra opzione ancora è poi il ricamo, che può essere realizzato a mano o con macchine automatiche. È evidente, comunque, che quando è previsto l’intervento manuale, anche il costo tende a salire perché si entra nell’ambito dell’artigianato di pregio, fatto di estrema perizia, creatività e pezzi unici.
L’ottoman nella vita di ieri e di oggi: gli usi passati e presenti
Kaftani, mantelli e vesti di corte destinati al sultano e ai suoi dignitari, ma anche paramenti religiosi e tessili per il palazzo reale, con fili metallici e motivi floreali stilizzati (peonie, tulipani, melagrane): sono solo alcuni degli usi tipici dell’ottoman all’epoca della sua invenzione e diffusione. A questi si aggiungeva anche la produzione per gli abiti formali delle classi altolocate, spesso in seta rigata e lucente, antenati dei moderni - e più sobri - tessuti ottoman.
In epoca più recente (XIX–XX secolo) le versioni in seta o miste venivano impiegate anche per abiti da sera, mantelle, vesti accademiche e toghe legali nei paesi europei, grazie alla loro caduta rigida e all’aspetto autorevole.
Oggi questa stoffa è particolarmente apprezzata per l’abbigliamento: maglie, felpe, gonne e giacche strutturate ma confortevoli (soprattutto nella variante jersey). Trattandosi di un tessuto piuttosto compatto, si presta però anche alla fabbricazione di accessori come borse, pochette e cappelli, oppure di dettagli sartoriali (colli e polsi, ad esempio). Date le sue qualità, non poteva restare escluso dal mondo del packaging, dove viene utilizzato soprattutto per accompagnare articoli di lusso. Noi di Sacchetti di Tessuto, lo abbiamo proposto in sacchetti di tessuto ottoman per custodire calzature pregiate: una soluzione raffinata che unisce praticità ed eleganza a un’intrigante qualità tattile.
Infine, anche l’arredamento non è rimasto indifferente al fascino di questo tessuto e sono numerosi i divani, i pouf e le poltrone rivestiti in ottoman, molto chic.
Come prendersi cura del tessuto ottoman
Come per altri tipi di tessuto - uno su tutti, lo Jacquard - la cura dipende dal filato con cui è fatto. In generale, prima di procedere al lavaggio, è sempre consigliabile leggere attentamente l’etichetta per verificare le istruzioni indicate dal produttore.
A seconda del materiale, è possibile effettuare un lavaggio delicato a basse temperature o a secco. Anche per l’asciugatura è meglio evitare programmi aggressivi che potrebbero rovinare le coste e, se possibile, stendere il capo in piano o su una gruccia, per non deformarle.
Per quanto riguarda la stiratura, invece, attenzione al ferro troppo caldo: stirare il capo al rovescio è un’accortezza in più che permette di appiattire le pieghe senza danneggiare il tessuto.
In linea di massima, l’ottoman è un tessuto robusto ma non indistruttibile. Trattarlo con cicli delicati, temperature moderate e stirature poco aggressive aiuta a mantenere la sua caratteristica rigatura in rilievo a lungo nel tempo. Un segreto che forse anche i suoi antichi inventori conoscevano!