Il cotone è una delle fibre naturali più utilizzate al mondo, apprezzato per la sua versatilità, traspirabilità e resistenza. Tuttavia, non tutto il cotone è uguale: esistono diverse tipologie, ciascuna con caratteristiche specifiche che incidono su qualità, resa, impatto ambientale e applicazioni pratiche. Conoscerle è fondamentale per fare scelte d’acquisto consapevoli e valorizzare al meglio i propri prodotti con il packaging giusto.
Perché il cotone è così diffuso (e perché è importante conoscere le varietà)
Il cotone è una fibra tessile naturale molto diffusa per via delle sue proprietà uniche: è morbido al tatto, resistente, facile da lavorare e adatto a numerosi usi, dalla moda all’arredamento, fino al packaging in tessuto, anche grazie alla sua capacità di trattenere i colori. Inoltre, è riutilizzabile e biodegradabile e, in alcune varianti, può essere coltivato e trasformato rispettando l’ambiente.
A seconda della tipologia di cotone scelta, è possibile ottenere prodotti finiti più o meno soffici, durevoli e belli esteticamente. Dalla varietà può dipendere infatti anche la resa finale del tessuto, più fine o più grezzo.
Oltre alla qualità è importante considerare anche la sostenibilità, legata alle pratiche agricole e ai processi di lavorazione impiegati per produrre il materiale.
Infine è utile sapere che alcune varietà sono più facili da trattare o più economiche da reperire, dunque influenzano il costo e l’efficienza produttiva.
Cos’è il cotone e come si ottiene
Il cotone (dall'arabo qutn) è una fibra soffice e setosa ricavata da alcune piante del genere Gossypium, della famiglia delle Malvacee, originarie di regioni tropicali e subtropicali dell’Asia, dell’Africa e delle Americhe. Le specie più coltivate sono Gossypium hirsutum, Gossypium barbadense, Gossypium arboreum e Gossypium herbaceum. La fibra si sviluppa attorno ai semi, all’interno dei frutti (in forma di capsule). Una volta maturi, i frutti si aprono liberando i caratteristici fiocchi bianchi, simili a batuffoli, che avvolgono i semi. Oltre ai tessili, il cotone è impiegato nella produzione di olio commestibile, carta, mangimi per il bestiame e persino prodotti medicinali.
Ciclo di vita e raccolta
La pianta viene seminata in primavera e impiega circa 5-6 mesi per completare il suo ciclo, se si trova in condizioni favorevoli di umidità e temperatura. Si tratta infatti di un tipo di coltivazione molto sensibile alle condizioni ambientali e richiede una gestione agricola attenta per massimizzare la resa e la qualità della fibra.
Il ciclo di vita comprende 5 fasi:
- germinazione ed emergenza: la radichetta emerge entro 2-3 giorni, mentre le piantine spuntano dal terreno tra i 5 e i 10 giorni dopo la semina;
- stabilizzazione della piantina: la radichetta cresce rapidamente verso il basso, raggiungendo una profondità di 25 cm;
- sviluppo dell'area fogliare e della chioma: la pianta di cotone sviluppa il fusto principale e 2 tipi di rami: monopodiali (vegetativi), simili al fusto principale, e simpodiali (fruttiferi), che portano i boccioli floreali;
- fioritura e sviluppo del frutto: la crescita riproduttiva inizia circa 4 o 5 settimane dopo la semina con la formazione dei boccioli floreali all'apice della pianta e, successivamente, dei frutti. Le fibre raggiungono la loro lunghezza massima in circa 25 giorni dopo la fertilizzazione;
- maturazione: questa fase essenziale comporta l'ispessimento della fibra attraverso la deposizione quotidiana di strati di cellulosa sulla parete interna, un processo che ne influenza la resistenza e la maturità. Fino all'apertura del frutto, la fibra è una cellula vivente; una volta aperto, si asciuga e si attorciglia.
La qualità finale del cotone - in termini di lunghezza, maturità, resistenza, micronaire - è data da una combinazione di fattori genetici, condizioni climatiche adatte e gestione ottimale della coltura.
Prime lavorazioni: sgranatura, filatura, tessitura
La raccolta del cotone può avvenire manualmente o con appositi macchinari, a seconda del tipo di coltivazione. Nei contesti più industrializzati, la raccolta è meccanica e avviene attraverso raccoglitrici che staccano le fibre dalle piante e le accumulano in grandi balle.
Il cotone appena raccolto viene lasciato asciugare al sole per alcuni giorni prima di essere sottoposto alla sgranatura, la prima lavorazione fondamentale che separa la fibra (lint, in inglese) dai semi e dal resto del fiocco. La pulizia accurata delle fibre, con la rimozione di sporcizia e altre impurità dal lint, è essenziale in questa fase per garantire che il cotone sia puro e pronto per la trasformazione in filato.
Il passaggio successivo è, appunto, la filatura, ovvero la trasformazione della fibra in filato. Questo processo si compone di diverse lavorazioni e può essere svolta in vari modi, ma in generale serve a rendere le fibre più robuste e coese attraverso il loro attorcigliamento. Durante la filatura, inoltre, possono essere aggiunti coloranti per tingere il filato, a seconda delle esigenze di produzione.
Infine, si passa alla tessitura - manuale o meccanica - ovvero all’intreccio dei filati per creare un tessuto vero e proprio. Il principio base della tessitura consiste nell’intreccio di due sistemi di filati: ordito (i fili disposti in senso longitudinale, tesi sul telaio) e trama (i fili che si intrecciano trasversalmente, inseriti uno ad uno attraverso l’ordito). Questo incrocio può avvenire secondo diversi schemi, chiamati armature, che generano tessuti più o meno compatti, lisci o strutturati.
Classificazione dei tipi di cotone
Il cotone non è una fibra omogenea e, per questo, viene classificato sulla base di diverse caratteristiche, principalmente la lunghezza della fibra e la varietà botanica, che ne determinano proprietà e usi finali.
In base alla lunghezza della fibra
La lunghezza della fibra è il fattore più critico nella classificazione del cotone e influenza direttamente la qualità del filato che si ottiene. Fibre più lunghe, sottili e resistenti sono considerate superiori per la produzione di filati più fini e di maggior pregio.
Esistono quattro categorie principali di lunghezza della fibra:
- cotone a fibra corta (short staple): la lunghezza varia tipicamente da 10 mm a 18 mm, la qualità è modesta, risulta meno resistente e più economico rispetto ad altre tipologie;
- cotone a fibra media (medium staple): di lunghezza compresa tra 18 mm e 28 mm;
- cotone a fibra lunga (long staple): queste fibre variano da 28 mm a 48 mm, garantiscono robustezza, morbidezza e durabilità;
- cotone a fibra extra-lunga (extra-long staple, o ELS): questa categoria, piuttosto pregiata, include cotoni con fibre particolarmente lunghe.
In base alla varietà botanica
Storicamente, la classificazione del cotone era spesso legata alla sua area di provenienza, ma oggi identifica in modo più preciso le caratteristiche intrinseche dei diversi tipi di cotone.
La varietà più coltivata al mondo è il Gossypium hirsutum (American Upland), originaria del Messico e dell'America Centrale, con fibre lunghe tra i 22 e i 24 cm circa. È ampiamente utilizzata per filati da medi a grossolani, destinati principalmente a impieghi industriali.
La specie Gossypium barbadense ha origini sudamericane e comprende il cotone egiziano, il Sea Island, e l’American Pima. Il cotone egiziano, coltivato lungo il Nilo, è noto per la sua fibra lunga e fine. Morbido, lucente e molto resistente, è spesso usato per biancheria e articoli di lusso. Il Sea Island è coltivato in piccole quantità nei Caraibi e in alcune zone della Florida, è rarissimo e pregiato. Offre fibre lunghissime (40-60 mm), sottili e brillanti. Il suo costo elevato lo rende adatto solo a prodotti di altissima gamma. Infine l’American Pima - conosciuto negli Stati Uniti come cotone Supima® - garantisce fibre lunghe, di eccezionale morbidezza e resistenza, molto apprezzate nel settore premium.
In ultimo, le varietà Gossypium herbaceum e Gossypium arboreum (indiano/asiatico orientale), che presentano lunghezze di fibra più corte. Il cotone indiano, in particolare, è caratterizzato da una certa finezza e lucentezza, ma al tatto risulta più grossolano. Per questo, è considerato meno pregiato rispetto ad altri e viene spesso tinto o stampato e usato per produrre teli e biancheria da letto.
Cotone biologico: differenze rispetto a quello convenzionale
Data la crescente consapevolezza degli impatti sociali e ambientali dell’industria tessile convenzionale, anche i produttori di cotone stanno esplorando e adottando approcci più sostenibili. Lo scopo è cercare di ridurre i danni ecologici, migliorare le condizioni di lavoro e promuovere una produzione più responsabile.
In questo scenario, il cotone biologico (organic cotton) rappresenta una delle risposte più significative alle sfide della sostenibilità: è coltivato, lavorato, tinto e rifinito con metodi che rispettano la biodiversità e i diritti dei lavoratori, ovvero senza l’uso di pesticidi e sostanze chimiche nocive per l’ambiente e le persone. La sua impronta ecologica è dunque inferiore rispetto al cotone convenzionale e per questo, pur essendo leggermente più costoso di quello tradizionale, è apprezzato da chi cerca soluzioni sostenibili anche per il packaging.
Ma come dimostrare e verificare che il cotone provenga davvero da agricoltura biologica?
Ad esempio, attraverso la certificazione Global Organic Textile Standard (GOTS), il più importante standard internazionale per i tessili biologici. GOTS assicura infatti che il cotone sia coltivato biologicamente e che la sua lavorazione segua rigorose normative ambientali, sanitarie e socialmente responsabili lungo l'intera catena di produzione, dal campo al prodotto finale.
Cotone riciclato e rigenerato
Il cotone riciclato, detto anche cotone rigenerato, recuperato o shoddy, si riferisce alle fibre di cotone che sono state lavorate e riutilizzate da vari tipi di scarti. Questi si dividono in scarti pre-consumo, ovvero generati dai sottoprodotti di filati e tessuti; e scarti post-consumo come indumenti, tappezzerie, asciugamani e altri articoli domestici dismessi. Il processo di riciclo del cotone avviene prevalentemente attraverso metodi meccanici.
Anche questo tipo di cotone offre diversi vantaggi sul piano della sostenibilità perché contribuisce a ridurre la domanda di nuove fibre di cotone, preservando le risorse naturali. Inoltre, l’uso di materiale già lavorato limita il consumo di energia, acqua e coloranti (e le emissioni di gas serra) necessari per la produzione di nuove fibre.
Va considerato che la qualità delle fibre recuperate dai tessili riciclati non sempre eguaglia quella del cotone vergine e le proprietà del tessuto, come l'uniformità, la resistenza e la regolarità, potrebbero essere parzialmente compromesse.
Nonostante questo, il cotone riciclato rimane un'ottima opzione per ridurre i rifiuti tessili e riutilizzare materiali per prodotti di vario tipo, compresi teste di mocio, stracci e imbottiture.
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