03/01/2025
industria tessile

Il problema dell’inquinamento tessile è ormai noto a tutti e rappresenta una minaccia non solo per per il futuro dell’ambiente, ma anche per la nostra salute. 

Tra le attività economiche che incidono maggiormente sulla sostenibilità ambientale, l’industria tessile è ai primi posti. Il settore della produzione e lavorazione dei tessuti contribuisce in maniera sostanziale ad aumentare il tasso di inquinamento ambientale. Un problema ormai riconosciuto in tutto il mondo, ma ancora sottovalutato dai consumatori.

Secondo il rapporto “Pushing the boundaries of EPR policy for textiles” della Ellen Mac Arthur Foundation, circa l’80% dei prodotti tessili quando viene scartato finisce in discarica, incenerito o disperso nell’ambiente. La normativa EPR, invece, al centro dello studio, grazie alle responsabilità estese del produttore “potrebbe creare un sistema che permetta di gestire i tessili usati nella maniera più efficiente, rafforzando economie collegate al riuso e al riciclo dei tessili”.

I principali problemi causati dall'inquinamento tessile e dalle industrie di moda

Ogni anno le persone accumulano sempre più tessuti altamente nocivi, prodotti soprattutto 

 Questo rappresenta un problema perché:

  1. L’abbigliamento che indossiamo ogni giorno è potenzialmente contaminato da sostanze tossiche che provocano sempre più casi di allergie e dermatiti della pelle.
  2. Le sostanze tossiche utilizzate vengono inevitabilmente a contatto con la fauna e flora circostante le aziende e, di conseguenza, acqua, aria, animali e vegetali trasportano queste sostanze tossiche in ogni angolo del mondo, portando l’inquinamento ambientale su scala globale. 
  3. Circa mezzo milione di tonnellate di microfibre finiscono in mare, danneggiando l’ecosistema marino. 
  4. Vengono prodotti almeno 92 milioni di tonnellate di rifiuti tessili, di cui viene riutilizzata o riciclata solo una piccola parte.

Gli impatti dell’industria tessile e dell’inquinamento sono sempre più legati al modello del fast fashion. I tratti caratteristici di questo modello? Una produzione veloce, basata sulla quantità e la bassa qualità della materie prime, con poche regolamentazioni sull’impatto ambientale delle filiere produttive e la manodopera. Un sistema che invita allo spreco, con impatti negativi sull’ambiente, sull’uso delle risorse e sulla società.  

L’inquinamento tessile: i dati da conoscere per fare scelte più consapevoli

Per AEA (Agenzia Europea dell’Ambiente), l'UE ha generato circa 6,95 milioni di tonnellate di rifiuti tessili nel 2020, più o meno 16 kg a persona, di cui 11,6 kg finiti nei rifiuti domestici misti.

Inoltre, per quanto riguarda l'uso complesso di materie prime primarie nella filiera, sempre in UE il settore dell’abbigliamento e dei tessili per la casa rappresenta la quarta categoria che sfrutta più materie prime, dopo l’alimentare, l’edilizia e i trasporti. 

consumo inquinamento tessile

 

 

Fonte infografica: https://www.eea.europa.eu/publications/textiles-in-europes-circular-economy/textiles-in-europe-s-circular-economy 

Per quanto riguarda lo sfruttamento del suolo, invece, il settore dell’abbigliamento si colloca alla seconda posizione, solo dopo l’alimentare; mentre trova spazio in terza posizione per l’uso di risorse idriche. Secondo l'Agenzia europea dell'ambiente, infine, “gli acquisti di prodotti tessili nell'UE nel 2020 hanno generato circa 270 kg di emissioni di CO2 per persona. Questo significa che i prodotti tessili consumati nell'UE hanno generato emissioni di gas serra pari a 121 milioni di tonnellate”.

L’impatto dei rifiuti tessili sull’ambiente 

Tralasciando le condizioni di lavoro e di sfruttamento a cui (purtroppo ancora molto spesso) sono sottoposti i lavoratori del settore, i problemi principali causati dall'industria tessile possono essere ricondotti all'inquinamento atmosferico, delle acque e quello derivante dalla produzione di rifiuti solidi.

Durante il processo di lavorazione le industrie tessili riversano le sostanze nocive nell’acqua e nell’ambiente. Un fattore molto preoccupante che considera vari elementi in gioco:

  • A causa di depuratori poco funzionanti - o assenti - la maggior parte delle sostanze tossiche utilizzate nei processi produttivi finisce nelle acque.
  • Per candeggiare e colorare i tessuti si utilizza un’enorme quantità di acqua, ma anche sostanze chimiche come i coloranti, che vengono riversati nell’acqua e compromettono l’ambiente e la salute delle persone che vivono nella zona. Queste sostanze finiscono nelle fogne, nei fiumi e nei mari, inquinando le falde acquifere potabili e arrivando fino alle nostre case, nell’acqua che beviamo.
  • L’uso eccessivo di risorse naturali - sfruttamento della terra per le piantagioni, di acqua per i processi di produzione e l’agricoltura intensiva - rompe l’equilibrio ecologico.

Per farti un’idea considera che “fino all’80% delle acque reflue industriali contenenti coloranti nei paesi a basso e medio reddito vengono rilasciate non trattate nei corsi d’acqua o utilizzate direttamente per l’irrigazione” (Fonte: “Environmental impacts and remediation of dye-containing wastewater”, pubblicato su Nature Reviews Earth & Environment, 2023). 

Il consumo delle risorse dell'industria tessile 

L’industria tessile produce inquinamento e, allo stesso tempo, consuma enormi quantità di materie prime

Per soddisfare le richieste dei clienti di tutto il mondo, si assiste a una produzione ininterrotta di capi di abbigliamento. Questo va ad alimentare il meccanismo del fast fashion e produce inquinamento perché:

  • la maggior parte degli abiti a basso prezzo finisce in discarica);
  • si richiedono alti consumi di acqua e suolo

In particolare, secondo l’ultima nota informativa dell’AEA  (Agenzia Europea dell’Ambiente) sui prodotti tessili, “EU exports of used textiles in Europe’s circular economy”, si parla di uno sfruttamento di: 

  • 400 mq di terreno; 
  • 9 m cubi di acqua; 
  • 391 kg di materie prime.

Per quanto riguarda i danni sull’aria, considera che questo settore è responsabile del 10% delle emissioni globali di carbonio, superando il totale delle emissioni generate dai voli internazionali e dal trasporto marittimo.  

Le conseguenze dell’inquinamento tessile sulle persone, nel quotidiano 

Oltre allo sfruttamento delle risorse e l’inquinamento del pianeta, la moda usa e getta può interferire con la vita quotidiana delle persone. I problemi che l’uso di prodotti tessili può causare alla pelle non sono ancora stati pienamente accertati, ma il nostro organismo assimila le sostanze tossiche utilizzate da alcune industrie tessili. Le conseguenze, a meno che non si tratti di evidenti reazioni allergiche, non sono immediate e potrebbero emergere solo col tempo.

Tra le sostanze nocive che potrebbero trovarsi nei capi che indossiamo ci sono:

  • coloranti: che possono essere allergenici e/o cancerogeni;
  • metalli pesanti: prodotti contaminanti dovuti alle tinture presenti negli indumenti di scarsa qualità e di dubbia provenienza;
  • dimetilfumarato: si tratta di un tipo di antimuffa forte usato per preservare le fibre naturali durante lunghi periodi di stoccaggio, e che è un forte allergizzante;
  • pesticidi: come il Clorofenoli, che può trovarsi su fibre naturali - in particolare quelle cellulosiche - e sotto forma di scorie di produzione di alcuni tipi di coloranti.

Dall’UE un piano di economia circolare per la nostra salute e quella dell’ambiente

Per ridurre l’inquinamento tessile serve una grande consapevolezza del problema che deve coinvolgere tutti: produttori, consumatori ed economie mondiali. Le aziende della moda sono sempre più impegnate in una moda ecologica e sostenibile grazie all'uso di materiali naturali, riciclati o biodegradabili. Ma allo stesso tempo,  occorre fare sensibilizzazione per aiutare le persone a fare scelte informate.

Allo stesso tempo, perché il cambiamento sia importante, è necessaria una presa di posizione da parte dei mercati. L’Unione Europea, per esempio, ha elaborato una strategia basata sull’economia circolare. Il piano prevede una lotta al fast fashion, lo scoraggiamento dell’impiego di sostanze chimiche pericolose (per l’uomo e l’ambiente). L’UE, in particolare,ambisce all’immissione di prodotti tessili durevoli e riciclabili negli stati membri entro il 2030. I materiali dovranno essere “costituiti da fibre riciclate, privi di sostanze pericolose e prodotti nel rispetto dei diritti sociali e dell'ambiente" per ridurre al minimo l’incenerimento e gli scarti. 

Anche la Ellen MacArthur Foundation propone un modello di economia circolare mirata al riuso e alla trasformazione per limitare gli scarti. In linea generale il modello propone: 

  • l'impiego di materiali non inquinanti e non derivanti dalla plastica già all’inizio della filiera; 
  • l’adozione di materiali di qualità per allungare la vita dei capi;
  • il riuso e il riciclo dei capi non più utilizzati;
  • un uso delle risorse e delle energie rinnovabili più funzionale. 

Lo sviluppo tecnologico contro l’inquinamento industria tessile per un approccio a zero emissioni

Nell’ottica di un approccio sempre più carbon neutrality (a emissioni zero), le nuove tecnologie possono essere di grande aiuto per ridurre la produzione di rifiuti tessili. Come? Tramite l’impiego di tecniche innovative tra cui: 

  • Bioassortimento: consiste nell’uso di una biomassa organica (come piante, alghe o batteri) per assorbire gli inquinanti da un liquido. La biomassa andròà poi smaltita correttamente. 
  • Biodegradazione: attraverso il metabolismo dell’inquinante da parte di funghi o batteri si può trasformare la sostanza nociva in una innocua. 

Scegliere i tessuti naturali può aiutare ridurre l’inquinamento tessile

Un modo per portare l’intero comparto tessile verso standard più rispettosi dell’ambiente e della salute, è preferire i tessuti naturali. Oggi i consumatori sono molto più attenti alla propria salute e a quella dell’ambiente e chiedono che i prodotti che acquistano siano più ecologici, premendo affinché i marchi di moda si impegnino verso innovazioni aziendali “ecologiche”. Per fare ciò adeguano i propri prodotti agli standard richiesti per ottenere le certificazioni tessili, come ad esempio la certificazione OEKO-TEX®.

Scegliere tessuti naturali, riciclabili e biodegradabili è sicuramente il modo migliore per iniziare dal basso un cambiamento, anche per la scelta dei packaging commerciali e promozionali. In Sacchetti di Tessuto possiamo guidarti alla scelta dei materiali migliori per le tue necessità tra cui: 

  • il cotone, per realizzare shopper o sacchetti personalizzati e riutilizzabili nel quotidiano come borsine per la spesa;
  • il lino, un materiale versatile, traspirante, ideale per custodire gli accessori moda e cosmetici, i cui sacchetti potranno essere utilizzati come pochette; 
  • la canapa, resistente e lavabile, per creare sacchetti per saponi o calzature, da tenere come protezione all’interno degli armadi; 
  • la juta, consigliata per il settore alimentare per creare sacchetti regalo dal sapore rustico, da mantenere all’interno della dispensa per conservare altri alimenti o come portafiori.  

Possiamo creare i sacchetti di tessuto che desideri, progettandoli e personalizzandoli in base alle tue necessità, in tempi rapidi, anche per basse quantità. Scopri il nostro catalogo prodotti e contattaci per un preventivo personalizzato!