16/10/2025
tessuto riciclato

“Nel 2020, il settore tessile è stato la terza fonte di degrado delle risorse idriche e dell'uso del suolo”: si legge così nell’ultimo aggiornamento dell’UE sull’impatto ambientale della produzione e dei rifiuti tessili. I numeri, a leggerli nel dettaglio, sono preoccupanti e il fenomeno richiede interventi su larga scala. Tuttavia, anche privati e aziende possono fare la loro parte, adottando comportamenti consapevoli e facendo scelte ecosostenibili. Un esempio riguarda proprio il packaging, che offre soluzioni green e tessuti riciclati per confezionare i prodotti. Una linea che noi di Sacchetti di Tessuto portiamo avanti da tempo: approfondiamo insieme allora quali sono i tessuti riciclati, come sceglierli e con quali vantaggi.

Cosa si intende per tessuti riciclati

I tessuti riciclati sono ricavati a partire da materie prime non vergini. Può trattarsi, quindi, di materiale già usato (post-consumo), come bottiglie di plastica, vecchi indumenti o altri tessuti; oppure di scarti (pre-consumo) di produzione, come residui tessili o prodotti difettosi che non possono essere messi in vendita.

I metodi principali per produrre tessuti riciclati sono due: 

  • il riciclaggio meccanico, che consiste nello sminuzzare e schiacciare il tessuto per ottenere una forma simile alla fibra. Molto spesso, però, la qualità del tessuto viene compromessa durante il processo ed è necessario aggiungere altra fibra vergine, riducendo così i benefici ambientali di questa procedura;
  • il riciclaggio chimico, attraverso sostanze che scompongono e trasformano le fibre iniziali in altre fibre riutilizzabili. Più intensivo dal punto di vista energetico rispetto a quello meccanico, il processo chimico è comunque vantaggioso rispetto alla produzione da zero.

Ma quali tessuti possono essere riciclati?

Quali sono i principali tessuti riciclati disponibili oggi sul mercato

In generale, per poter essere riciclati, i tessuti devono essere il più possibile puri, ovvero realizzati con lo stesso materiale in percentuali elevate (almeno l’80%). I tessuti misti, invece, difficilmente riescono a entrare nella catena del riciclo a fine vita perché è più difficile separare tra loro le fibre e ottenerne di nuove. Per questo, molto spesso finiscono in discarica o nell’inceneritore. Anche alcuni finissaggi e trattamenti applicati ai tessuti possono renderli non riciclabili.

Il processo di riutilizzo inizia quindi fin dalle origini, al momento della progettazione dell’indumento o dell’oggetto tessile. 

Cotone, lana e cashmere, poliestere e nylon sono i tessuti che vengono riciclati più di frequente con risultati qualitativamente soddisfacenti.

Cotone riciclato

Il cotone riciclato è uno dei tipi di cotone più sostenibili e rispettosi della natura. Viene prodotto soprattutto con metodi meccanici che scompongono il tessuto per ricavare nuove fibre da filare nuovamente. Questo permette di limitare la produzione di nuovo cotone, risparmiando così acqua e risorse naturali, ed evitando l’uso di pesticidi e altre sostanze dannose per l’ambiente spesso impiegate nelle coltivazioni di cotone vergine. 

Tuttavia, è necessario sottolineare che durante il riciclaggio le fibre di cotone si accorciano, influenzando la qualità e la resistenza del prodotto finale. Per questo, molto spesso il cotone riciclato viene abbinato a fibre diverse (sintetiche, ad esempio) che però ne diminuiscono l’impatto positivo.

Proprio per questa tendenza a degradarsi nel tempo, dopo un numero di cicli variabile per metodo e tipo di materiale, le fibre di cotone vengono usate anche per altri scopi, in genere non tessili, come l'isolamento o l'imbottitura.

Lana rigenerata

Anche alla lana può essere data una seconda vita grazie al processo di rigenerazione. Questa fibra naturale può essere infatti lavorata per creare nuovi vestiti a partire dagli scarti o da indumenti dismessi. La procedura è meccanica: gli stracci (così si chiamano i pezzi di lana di partenza) sono smistati per colore e tipo di materiale. Vengono quindi rimossi bottoni, zip, etichette, fodere ed eventuali altri complementi. Il passaggio successivo è la sfilacciatura che permette di ottenere fibre da filare nuovamente per ricavare capi di abbigliamento della stessa qualità iniziale.

Poliestere riciclato (rPET)

Il poliestere (noto anche come PET o polietilene tereftalato) è un materiale ricavato dal petrolio, non è biodegradabile e, pertanto, non ecosostenibile. Tuttavia, è alla base di gran parte degli oggetti in plastica di uso quotidiano, come bottiglie e contenitori. Il poliestere riciclato (rPET) si ottiene da questi e altri rifiuti plastici impedendo così che inquinino l’ambiente e il mare. Se si considera che, secondo il WWF, ogni anno finiscono nelle acque marine dai 4,8 ai 12,7 milioni di tonnellate di rifiuti plastici, appare chiaro quanto il riciclaggio sia una strada conveniente per la natura e agli essere umani.

Come si produce il poliestere riciclato? Il metodo più comune è quello meccanico: per prima cosa, le plastiche vengono suddivise per colore, poi vengono triturate e fuse in appositi forni. Si passa quindi alla filatura per creare nuova fibra tessile. Questa mantiene a lungo le caratteristiche di quello originale, ma può degradarsi nel tempo.

Polipropilene riciclato (rPP)

Il polipropilene è una fibra sintetica derivata dagli scarti di petrolio comune negli imballaggi e nell’abbigliamento sportivo. Come il PET, può essere riciclato e trasformato in nuovi oggetti, compresi accessori (borse, sacchetti), materiali edile (listelli e profili in plastica), parti di automobili (paraurti, ingranaggi) e tessuti (abiti, tappeti, isolanti). Può essere sottoposto sia a processo meccanico, che chimico con prestazioni comunque abbastanza elevate anche se non sempre equiparabili a quelle del polipropilene vergine.

In genere, il riciclaggio del polipropilene riduce gli scarti plastici ed è meno energivoro rispetto alla produzione ex-novo. 

Nylon riciclato

Tra le fibre sintetiche anche il nylon si presta ad essere riciclato e oggi molte aziende si sono specializzate in questa lavorazione dando vita a filati dai nomi diversi, come l’italiano Econyl. Il nylon riciclato si ricava a partire da indumenti scartati, reti da pesca o rifiuti industriali e il tessuto così ottenuto può servire per realizzare capi di vestiario e nuovi accessori.

Come il cotone, anche il nylon tende a perdere di qualità mano a mano che viene riciclato a meno che non si tratti di nylon 6, un particolare tipo di fibra sintetica che può essere depolimerizzata e ripolimerizzata all’infinito mantenendo intatte le sue proprietà.

Perché il processo sia davvero vantaggioso, occorre però che sia a ciclo chiuso, senza dispersioni nocive nell’ambiente.

Come capire se il tessuto riciclato è davvero di qualità: le certificazioni

Dire "riciclato" o “sostenibile”, dunque, non basta: come abbiamo visto, infatti, le materie prime e le lavorazioni successive possono influire molto sulla qualità del tessuto finito. Ecco perché è importante conoscere e verificare l’eventuale presenza di certificazioni ad hoc.

Tra le più diffuse e affidabili troviamo: 

  • GRS (Global Recycle Standard), certificazione internazionale per tessuti riciclati promossa dalla nonprofit Textile Exchange. Segue criteri piuttosto stringenti che puntano a garantire la qualità dei materiali riciclati, la tracciabilità della catena produttiva, il rispetto dei criteri ambientali e di sicurezza lungo tutta la filiera. La certificazione si applica a prodotti composti almeno per il 20% da materiali riciclati, ma l’etichetta può essere rilasciata solo per prodotti con un contenuto minimo del 50%. 
  • RCS (Recycled Claim  Standard) verifica e valuta la presenza e la quantità di materiale riciclato nel prodotto finito, ed è impegnata nel tracciamento della catena di custodia per accertare la qualità del materiale nella filiera produttiva. Si applica a qualunque prodotto composto da almeno il 5% di materiale riciclato;
  • Oeko-tex® è uno standard internazionale che attesta che il prodotto finale sia ecologicamente compatibile, dal tessuto, ai bottoni a tutti i suoi componenti. L’etichetta Oeko-tex® Standard certifica l’assenza di sostanze nocive – garanzia di qualità e sicurezza per le persone – e include anche una menzione per i materiali riciclati; 
  • EU Ecolabel: come GRS e RCS, anche questa è un’etichetta volontaria, valida per l’Europa. La certificazione promuove prodotti e servizi con un ridotto impatto ambientale lungo tutto il loro ciclo di vita, tra cui i tessuti riciclati che soddisfano determinati requisiti.

I vantaggi concreti per le aziende che scelgono packaging in tessuti riciclati

I tessuti riciclati contribuiscono in modo concreto a ridurre i rifiuti e a limitare il consumo di risorse preziose come acqua ed energia. Dare nuova vita a fibre già esistenti, ad esempio scegliendo packaging realizzati in tessuti riciclati, significa infatti abbattere le emissioni di CO2 legate alla produzione di materiali vergini e diminuire l’impatto complessivo sul Pianeta.

Ma non si tratta “soltanto” di una scelta etica: il packaging sostenibile rappresenta infatti un vero e proprio vantaggio competitivo per le aziende. In un mercato sempre più sensibile ai temi del surriscaldamento climatico, dimostrare attenzione all’ambiente diventa un elemento distintivo, in grado di rafforzare la reputazione del brand e di creare un legame più autentico con i consumatori. Autentico e duraturo. Un sacchetto in tessuto riciclato non è un imballaggio qualsiasi: è un oggetto resistente, lavabile e riutilizzabile, che può continuare a circolare ben oltre il momento dell’acquisto. Questo trasforma il packaging in un efficace strumento di comunicazione: ogni volta che il cliente finale riutilizza il sacchetto, il marchio si rinnova nella memoria delle persone e ottiene visibilità aggiuntiva. 

Dal punto di vista economico, l’impiego di materiali riciclati può portare anche a una riduzione dei costi nel lungo periodo, soprattutto quando i volumi di produzione sono elevati. Inoltre, adottare soluzioni eco-friendly facilita l’accesso a certificazioni ambientali e migliora il posizionamento nei bandi di finanziamento e nelle gare d'appalto, dove i criteri ESG sono sempre più rilevanti.

Come scegliere il packaging in tessuto riciclato giusto per i tuoi prodotti

Come scegliere il packaging in tessuto riciclato più adatto ai propri prodotti? Molto dipende dal contenuto, dalla funzione dell’imballaggio e dal tipo di esperienza che si vuole dare ai propri clienti. Si tratta, dunque, di trovare il giusto equilibrio tra funzionalità ed estetica.

Volendo generalizzare, possiamo dire che il cotone riciclato è ideale per tote bag e sacchetti riutilizzabili destinati al retail. È morbido, resistente e comunica un’immagine naturale ed ecologica, perfetto per aziende che vogliono sottolineare autenticità e artigianalità. Inoltre può essere confezionato in diverse forme, colori e stampe.

Il nylon riciclato, invece, tende ad essere più tecnico e leggero, è adatto a sacchetti richiudibili, resistenti all’acqua e durevoli: è dunque più indicato per settori sportivi, outdoor o per brand che cercano innovazione e praticità. Poliammide e PET riciclati sono ideali per packaging di prodotti pesanti o che necessitano di maggiore protezione; mentre la lana rigenerata, più raffinata e prestigiosa, è perfetta per sacchetti e confezioni destinate a prodotti di alta gamma, come accessori moda o articoli di lusso.

Anche la scelta del formato e delle personalizzazioni è fondamentale. Oltre al materiale è importante valutare la possibilità di personalizzare il packaging con stampe ecologiche, cuciture rinforzate o altri dettagli di design. Studiare e considerare attentamente queste caratteristiche permette infatti di trasformare il sacchetto in tessuto riciclato in un’estensione naturale e virtuosa del prodotto, rafforzando la relazione con il cliente e la notorietà del brand.

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